Un piccolo porto, alcune strade silenziose, case basse che guardano il mare e il rumore secco dei passi sull’asfalto che si mescola, in sottofondo, ai miagolii ovattati. Sull’isola di Tabarca, pochi chilometri davanti ad Alicante, il rapporto tra uomini e animali sfida la logica consueta delle località mediterranee: sono i gatti a dominare lo spazio, visibili agli angoli, sulle scalinate, nei cortili. Questa presenza capillare non è una leggenda da raccontare nei bar o nelle guide di viaggio, ma è un fatto che emerge ogni volta che il turista mette piede sull’isola e scopre che la popolazione, qui, si misura più in code e baffi che in documenti d’identità.
Un’isola abitata davvero da pochi: la vita tra le mura di Tabarca
Tabarca si estende per meno di due chilometri di lunghezza e appena 400 metri di larghezza massima. Le abitazioni permanenti ospitano una cinquantina di residenti, una comunità che vive di pesca, piccole attività e turismo limitato. Nonostante le connessioni veloci con la terraferma—traghetti regolari, pochi minuti di navigazione dal porto di Santa Pola—la sensazione è quella di un’isola sospesa: non abbastanza remota da risultare irraggiungibile, ma nemmeno travolta dal flusso continuo di visitatori come succede su altre mete delle Baleari o della Costa Blanca. La maggior parte di chi arriva per godere delle acque limpide e della storia locale—Tabarca ospita antiche fortificazioni e dettagli architettonici tipici del Mediterraneo—lo fa solo per qualche ora, lasciando nel tardo pomeriggio le strade nuovamente tranquille.
Un dettaglio che molti sottovalutano riguarda la stagionalità: le attività economiche dipendono quasi integralmente dall’estate e dalla presenza dei turisti. Nei mesi più freddi, come riportano i residenti, “l’isola si svuota”. Questo rende Tabarca una realtà in cui la quotidianità si alterna tra mesi di intenso movimento e lunghi periodi di quiete, durante i quali la presenza animale torna a emergere in modo ancora più netto.
La sorprendente densità felina: un fenomeno che non passa inosservato
Secondo gli operatori locali e alcune ricerche recenti, a Tabarca si contano circa il doppio dei gatti rispetto agli abitanti stabili. Un valore che porta la densità felina dell’isola a numeri tra i più alti d’Europa: circa 308 esemplari per chilometro quadrato. La distribuzione non è uniforme: la maggior parte degli animali si concentra nei pressi del porticciolo, tra le strade dove si trovano i pochi ristoranti e negozi, mentre le zone meno accessibili, caratterizzate dalla macchia mediterranea, restano poco frequentate anche per i gatti stessi.
Questa presenza massiccia non è casuale. Da anni, volontari e istituzioni si occupano di sterilizzazione e controllo delle colonie feline, ma il calo della popolazione è molto lento, segno che l’equilibrio tra animali, residenti e ambiente è complesso. Gli esperti sottolineano che i gatti, se da un lato diventano parte del tessuto quotidiano dell’isola, dall’altro rappresentano un rischio per la biodiversità locale: su territori così ristretti basta una variazione minima per creare squilibri visibili.
Un aspetto che sfugge a chi visita solo in estate riguarda la gestione del fenomeno: la sola sterilizzazione non basta a ridurre in tempi brevi la pressione felina su alcune specie di uccelli, rettili e piccoli mammiferi autoctoni. Per questo, si stanno studiando strategie più mirate per contenere l’impatto, tra campagne di sensibilizzazione e forme di monitoraggio costante. Intanto, osservare l’isola nelle ore meno affollate—quando il vociare dei visitatori lascia spazio al suono del vento e delle onde—significa incrociare lo sguardo di decine di gatti che si muovono, discreti, tra le pietre e gli scogli. Una caratteristica che, nello scenario mediterraneo, rende Tabarca un luogo dove la convivenza tra uomo e animale è tutt’altro che scontata, e continua a interrogare chi studia i delicati equilibri delle piccole isole.